Parlare di futuro significa studiare gli eventi del passato con lo scopo di individuare strumenti per cogliere le sfide poste da un presente in cui gli eventi catastrofici stanno assumendo grande rilevanza. Una catastrofe, per definizione, nasce da un insieme di concause in cui la relazione uomo-ambiente è centrale: se dopo anni di riflessione sulla memoria ci appare evidente la correlazione tra le scelte umane e i disastri provocati dai conflitti armati (con particolare riferimento ai due conflitti mondiali), non altrettanto consolidata è la consapevolezza circa la diretta correlazione tra i comportamenti umani e la potenza devastatrice di eventi come la tempesta Vaia. Anche il paesaggio, a sua volta, è il risultato delle interazioni tra l’uomo e l’ambiente circostante e per questo rappresenta un punto di partenza fondamentale per comprendere l’impatto delle catastrofi, umane e naturali, sui luoghi e sulle storie delle comunità che vi abitano.
L’anno 2021 è stato interamente dedicato a creare un video archivio della memoria e a renderlo fruibile. Una equipe di ricercatori composta da antropologi, storici e storici dell’arte, archivisti e studiosi di storia orale, oltre che da tecnici specializzati per le registrazioni, ha prodotto un archivio capillare con interviste fatte a una consistente rappresentanza dell’intera popolazione. Successivamente si è strutturata la fruizione per ricercatori universitari attraverso l’indicizzazione delle interviste prodotte e con la creazione di percorsi didattici per le scuole di ogni ordine e grado. Dalla raccolta della memoria fatta, emerge come, nei luoghi presi in considerazione, la Grande Guerra e la tempesta Vaia rappresentano momenti di rottura che hanno sconvolto un paesaggio interessato a sua volta da continue e lente trasformazioni: da quelle umane a quelle naturali (emigrazione, spopolamento delle montagne, catastrofi, turismo, custodia e riscoperta delle tradizioni e della cultura popolare, avanzamento del bosco).
Oltre ai segni lasciati nel paesaggio, evidenti sono anche le tracce che questi eventi hanno lasciato nella memoria delle comunità locali. Della Grande Guerra non sono sopravvissute solo le vestigia e i monumenti ma anche una ricca memoria popolare, fatta di testimonianze e ricordi che si sono tramandati tra le generazioni e di luoghi simbolo non sempre conosciuti alle grandi narrazioni patriottiche o nazionali. Non a caso il racconto di Vaia spesso compare nelle memorie individuali come correlato alla lunga concatenazione di eventi traumatici e luttuosi che hanno da sempre segnato la vita di queste terre al confine di mondi tra loro molto diversi.
Fondamentali sono stati i partenariati con i comuni di Vallada Agordina, Canale d’Agordo e Falcade che hanno reso possibile, in situazione di emergenza pandemica, la realizzazione di eventi di partecipazione attiva della memoria e la restituzione in un evento che ha radunato assieme tutte le persone intervistate. Isbrec e Aiso sono state le associazioni partner per la progettazione. Centrale è stata infine la collaborazione con il MeVe (Memoriale Veneto della Grande Guerra) di Montebelluna (TV), per trasformare la memoria del passato in un cantiere in cui immaginare il futuro. Grande successo ha riscosso la mostra multimediale organizzata a conclusione del progetto da MeVe e Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo (BL). La realizzazione di istallazioni ha costituito un presidio culturale e memoriale diffuso, finalizzato a tenere vivo il dibattito sulle sfide del presente.
Un progetto interamente raccolto nel sito www.vocidellamemoria.it, un progetto che ha coinvolto un’intera valle, la sua storia, la sua memoria, 4 generazioni, decine di ricercatori… consapevoli che si è solo all’inizio di percorso culturale e sociale necessario perché la montagna diventi nuovamente un luogo in cui vivere.